Un incontro con il professor Gianni Ronzani
l’11 Maggio alle ore 18:00 presso la Fondazione Gregorio Antonelli.
(Entrata dal parcheggio del Liceo Leonardo da Vinci)
di Giuseppe Musilli
L’amore, si dice, è quella cosa che dà la maggior parte del lavoro agli psicologi, ai poliziotti e ai giudici. E non solo! È quella cosa che riempie spesso i nostri pensieri, i nostri sogni, le nostre chiacchere. Ma anche gli spazi dei giornali e dei telegiornali, gli spazi delle novelle e delle telenovele.
La moderna civiltà, che ha dato enorme spazio all’individuo, non può che avere come conseguenza che le persone si concentrino su sé stesse e sui loro rapporti emotivi come l’attaccamento e l’accudimento, cioè sulle loro storie d’amore.
Una volta erano molto più importanti il nostro ruolo sociale, il nostro rango e il nostro coinvolgimento nelle attività religiose. Ciò che contava era il matrimonio e non l’amore. Anzi spesso fra matrimonio e amore c’era pochissima relazione. L’amore esisteva ovviamente, ma era una cosa molto privata e in genere non era molto raccontato, se non dai poeti.
Basta ricordare Dante che ha incontrato Beatrice pochissime volte e per averla vista solo poche volte gli ha dedicato quel monumento che si chiama la Divina Commedia. Mentre di sua moglie Gemma Donati, che gli ha dato tre figli, non si parla da nessuna parte nella Divina Commedia. L’importante è che Lei fosse della famiglia dei Donati, una delle più nobili e più importanti di Firenze.
Dante racconta nella “Vita nova” il suo secondo e più intenso incontro con Beatrice. Lui ha 18 anni e la vede per strada vestita di bianco insieme ad altre due donne. Si sente subito intimorito, ma Lei gli sorride e lo saluta. Ed è subito amore! Non risulta che l’abbia più rivista, ma questo sorriso ha prodotto nientemeno che “La Divina Commedia”! Da notare che Beatrice nell’occasione di questo incontro era già sposata.
Ma non è tutto: tornato a casa si addormenta e in sogno vede la sua amata quasi nuda in braccio ad un essere mostruoso che ha in mano qualcosa che non riesce a vedere bene. Quel mostro, ci dice l’autore, è l’amore. E in mano ha proprio il cuore dello stesso Dante. E non finisce qui! Il mostro fa mangiare quel cuore a Beatrice!
Che cos’è dunque l’amore? È qualcosa dove si mangiano i cuori degli amati? È qualcosa che produce “La Divina Commedia”?
Parleremo d’amore dunque l’11 maggio con il Prof. Gianni Ronzani. Parlare d’amore è un’impresa troppo grande per un incontro relativamente breve. Io penso che ci torneremo ancora più in avanti nei nostri incontri del Festival. Ma uno o due punti forse possiamo affrontarli e magari chiarirli. Per esempio una definizione dell’amore che ci veda più o meno concordi, oppure, essendo le storie d’amore così complicate e a volte così pazzesche, dobbiamo pensare che non sia possibile alcuna definizione?
E ancora c’è differenza fra innamoramento e amore? Sicuramente i primi passi dell’amore sono i più esplosivi e i più travolgenti. A volte l’ardore di quei giorni lo ricordiamo come irrefrenabile e fulminante. Ma le cose poi evolvono e a volte finiscono.
E poi, esiste uno stile affettivo? Cioè ognuno di noi ama a seconda delle circostanze o a seconda del partner, oppure ama in un suo modo specifico e sempre allo stesso modo? E, se esiste uno stile affettivo, da che cosa è determinato? E si può migliorare?
Come potete capire questo aspetto è piuttosto interessante. Se possediamo uno stile affettivo e non lo conosciamo beh! stiamo parecchio indietro per mettere le pezze ai nostri problemi o per appianare i nostri litigi.
Io credo che esista uno stile affettivo. Motivo per cui le nostre storie si svolgono e finiscono più o meno tutte allo stesso modo. Sempre che finiscano. Perché infatti alcune non finiscono.
Se così è, per mettere riparo eventualmente alle nostre storie, forse non dobbiamo analizzare le vicende della vita o le colpe del nostro partner, ma dobbiamo diventare consapevoli di come noi siamo capaci di amare.
E un’altra questione sembra importante: le storie d’amore hanno uno sviluppo, una maturazione. Allora quali sono le tappe di questo sviluppo? Ed eventualmente come possiamo accompagnare questo sviluppo ad una conclusione positiva e appagante?
E quando l’amore si incastra, c’è una possibilità per superare gli ostacoli?
Questa parte, come si capisce, appare ancora più interessante delle altre. Perché tutte le storie d’amore ad un certo ponto rallentano e sembrano fermarsi. La conclusione è inevitabile? È possibile correggere qualcosa che non va, per riprendere la strada?
E per riprendere la strada, evitando i giudici e i poliziotti, ce la possiamo fare da soli oppure è necessario qualche intervento più serio?
E quale funzione hanno i litigi nello sviluppo della nostra storia d’amore? Possono i litigi non essere negativi? Possono svolgere una funzione di crescita piuttosto che di agonia?
Caro Prof. Ronzani la strada è lunga e impervia! Abbiamo fiducia che un poco alla volta si possa percorrere.
Vedi l’intervista preparatoria del prof. Ronzani cliccando qui.