Le emozioni oggi e domani. La ricerca della felicità.

Tavola Rotonda 2024

Decimo Anniversario del Festival delle Emozioni.

Partecipano:

Prof.ssa Annalisa Morganti, Prof.ssa Ilaria Gaspari, Dott. Paolo Mai.

Aula magna dell’Istituto Tecnico Bianchini il 26 di settembre alle ore 18:00

In occasione del decimo anniversario del Festival delle emozioni abbiamo pensato di fare una tavola rotonda con alcuni degli ospiti che sono già stati con noi negli anni passati. Così parteciperanno alla nostra tavola rotonda la Prof.sa universitaria di pedagogia e didattica Annalisa Morganti, la Prof.sa universitaria di filosofia Ilaria Gaspari e il dottor Paolo Mai fondatore dell’Asilo nel bosco, un’innovativa scuola romana per un’educazione emotiva nella natura.

Annalisa Morganti ha scritto un bel libro dal titolo “L’insegnante efficace”. L’insegnante efficace svolge un ruolo fondamentale nel promuovere le competenze socioemotive, che sono essenziali per l’inclusione e il benessere degli studenti. Le competenze socioemotive comprendono una serie di abilità come la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni, l’empatia, le abilità relazionali e il prendere decisioni responsabili. Queste competenze aiutano gli studenti a interagire positivamente con gli altri, a gestire le proprie emozioni e a risolvere i conflitti in modo costruttivo. Il libro fornisce molti consigli e riflessioni sia teorici che pratiche. Ai docenti, ma anche ai genitori e a tutti noi.

Ilaria Gaspari si è occupata di temi legati alla felicità, alla crescita personale e al benessere. Il suo libro “Lezioni di felicità” presenta una rassegna delle filosofie che si sono occupate della felicità svolgendo un insieme di riflessioni, esperienze e consigli pratici su come migliorare la propria vita e trovare un senso di gioia e soddisfazione. Le sue “Lezioni” si occupano dell’importanza della consapevolezza, dell’autenticità, delle relazioni interpersonali, della gratitudine e della resilienza.  

Paolo Mai ha fondato L’”Asilo nel bosco” ed è autore di vari testi (Ne ricordiamo uno: “La gioia di educare. Pedagogia della bruschetta”, romanesco come Lui, ma veramente delizioso). Paolo Mai tratta temi legati all’infanzia e alla natura. Nella sua opera esplora l’idea di creare un ambiente educativo immerso nel verde, dove i bambini possano imparare attraverso il contatto diretto con la natura. L’opera sottolinea l’importanza dell’esperienza pratica e della scoperta autonoma, promuovendo un approccio educativo che valorizza il gioco libero e l’interazione con l’ambiente.

L’oggetto del nostro incontro sono le emozioni, la loro importanza in merito al nostro star bene, la loro importanza in merito alla nostra identità, la loro educabilità, il loro destino in un mondo che si avvia verso l’intelligenza artificiale e l’enorme diffusione della comunicazione online, che non prevedendo la presenza fisica, non prevede nemmeno le emozioni, almeno le emozioni sociali.

E in qualche modo, parlando del futuro delle emozioni, parliamo anche del destino del nostro Festival: che direzione prendere? Che approfondimenti fare?

Il mondo occidentale si avvia verso un’epoca in cui l’intelligenza artificiale potrebbe sollevare definitivamente l’uomo dai lavori più duri e dai lavori ripetitivi. Avremo più tempo e più spazio per noi stessi. Forse dovremo lavorare pochissimo e magari finiremo per lo stare online per tantissimo tempo. E allora le emozioni? Non solo, ma avendo eliminato o quantomeno avendo ridotto al minimo indispensabile il nostro impegno per la sopravvivenza fisica, cosa faremo? Troveremo il tempo e soprattutto la voglia di impegnarci nello star meglio, non solo fisicamente, ma soprattutto mentalmente? E per star meglio emotivamente?

Perché una cosa è sicura, la nostra identità è un’identità emotiva. Siamo stati guidati dalle emozioni per milioni di anni, siamo stati guidati dalle emozioni come vertebrati e come primati, siamo stati guidati dalle emozioni fino a quando non abbiamo cominciato a parlare e a ragionare. Con il nostro parlare con il nostro ragionare abbiamo creato un vestito per le emozioni. Pensiamo così di essere razionali, di guidare la nostra vita attraverso principi razionali ed etici. È una pia illusione! Una grande illusione! Noi siamo una serie di emozioni vestite di pensiero e di narrazione. Noi raccontiamo a noi stessi in maniera razionale e con il linguaggio, le emozioni che abbiamo vissuto più e più volte nella nostra infanzia.

E se questo è vero allora abbiamo una un’unica possibilità di rendere più felice la nostra vita, quella di controllare ed educare le emozioni, quella di ridurre al minimo indispensabile le emozioni negative e di implementare il più possibile le emozioni positive.

Ma ciò non è tutto: noi siamo abituati a vivere socialmente, a rapportarci con gli altri, a provare emozioni e a trasmettere emozioni agli altri. Questa modalità emotiva e sociale ha bisogno di soddisfazione e appagamento. E ciò si può solo ottenere creando significati sociali accettabili ed eticamente validi e vivere secondo tali significati cercando di raggiungere obiettivi che siano soddisfacenti per noi e per gli altri. Ciò conferisce un significato profondo al nostro vivere insieme con gli altri che si riflette nella soddisfazione personale e in una sensazione di orgoglio e di speranza.

Tutto questo è possibile. Le emozioni possono essere educate. Abbiamo bisogno di consapevolezza, abbiamo bisogno di sentire e di “sapere” noi stessi.

Sapere, sentire, ecco la strada!

Sapere cosa sentiamo, sapere come le nostre emozioni si sono concretizzate, raggrumate, nella nostra infanzia quando ancora il nostro linguaggio e il nostro pensiero non erano sviluppati. Da piccoli abbiamo tacitamente organizzato una modalità di vedere il mondo per sopravvivere al mondo, una modalità di dare significato alle cose del mondo in modo da vivere con la minore difficoltà possibile ed avere il maggior rapporto con il più alto numero dei nostri simili. Questa nostra specifica e personale modalità di vedere il mondo, di significare il mondo, è la prima cosa che dobbiamo capire e sapere.

La seconda cosa è che questo nostro modo di dare significato al mondo include in sé anche una risorsa importante. Siamo fatti di ferite e di risorse. Scoprire questa risorsa, dare modo alla nostra vita, alla nostra attività di concretizzare le nostre risorse, le nostre aspirazioni, per noi stessi e per gli altri, per la nostra famiglia e per la nostra comunità, ci consente una sensazione di appagamento, di soddisfazione che rende la nostra vita positiva e degna di considerazione.

Sì è vero, si può far ragionare la gente, si possono far ragionare le persone e si possono indurre a prendere le decisioni migliori in merito alle circostanze della nostra vita. Ma non bisogna sopravvalutare la nostra capacità di ragionare. Soprattutto non bisogna sopravvalutarla in merito al nostro benessere. Molte decisioni ragionevolmente prese possono comunque non farci sentire emotivamente soddisfatti. E allora bisogna ragionare e nello stesso tempo sentire. Ragionare bene e sentire bene. E ciò esige consapevolezza, attenzione ed educazione.

Il futuro che ci attende è quindi un futuro di intensa educazione emotiva per noi, per i nostri figli e per tutti gli uomini. Essi lavoreranno di meno, ma saranno più felici? Se vogliamo che siano più felici abbiamo bisogno di un’educazione emotiva seria e profonda. Un’educazione emotiva che sia qualcosa di più che un’educazione solo razionale. Che sia cioè razionale ed emotiva insieme. Un’educazione riguardante il sapere di sé, il sapere degli altri, l’empatia verso il sentire di sé e verso gli altri.

Sapere bene e sentire bene! Questa è la strada.

Prof. Giuseppe Musilli

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