Una vita piena di stress

Come controllare questo brutto regalo della modernità.

Due eventi il 27 e 28 settembre alle ore 19.00 presso il Liceo “Leonardo da Vinci” in via Pantanelle a Terracina (LT).

di Giuseppe Musilli

Dello stress torniamo a parlare nel nostro Festival dopo che ne avevamo trattato in uno dei nostri appuntamenti primaverili. Più di uno ci ha chiesto di approfondire il tema. Inoltre non ci vuole molto per sapere che è un tema all’ordine del giorno.

Ne parliamo con la dott.sa Maria Lucia Giudici esperta di Mindfulness e con il prof. Mauro Sandrini, esperto di stress, di scuola e autore di un libro che vorrei aver letto qualche anno fa: “Come eliminare il caos in classe”. E questo a proposito dello stress dei docenti!

Lo stress sembra avercelo regalato la modernità. Non c’è persona che prima o poi non ci dica che è stressato. Non parliamo dello stress come nevrosi; parliamo del “normale” stress del vivere moderno.

C’è sempre da correre da qualche parte. Siamo sempre in ritardo. Ci sono mille scadenze. Bisogna sempre far fronte a qualcosa. Insomma lo stress a volte sembra stare nell’aria che respiriamo.

In realtà la nostra vita, dopo 200 anni di rivoluzione industriale, non sembra più tranquilla di quella che facevamo quando eravamo prevalentemente agricoltori e, ancor più, non sembra più tranquilla di quella che facevamo quando eravamo solo cacciatori e raccoglitori. Molti storici hanno affermato che gli uomini, divenuti agricoltori, siano stati molto più infelici dei primitivi cacciatori. Certo sono diventati più numerosi e questa è la finalità dell’evoluzione, ma il loro tenore di vita è peggiorato. Lavorare i campi dall’alba al tramonto, affrontare le carestie, custodire i raccolti…

Inoltre avere bisogno di un’autorità che difendesse i terreni e i raccolti con armi e con soldati ha creato i re, gli imperatori e gli eserciti, ha creato l’elite e i poveracci, ha creato i nobili da una parte e gli schiavi dall’altra. La vita dei contadini, dei servi della gleba, degli schiavi è stata sicuramente più infelice della vita che si faceva andando a caccia di conigli, a raccogliere alcuni frutti o i funghi e a cacciare qualche animale peloso per coprirsi.

E nella nuova vita della civiltà industriale le cose sembrano andare anche peggio. Certo abbiamo più comodità; invece di andare a caccia o a coltivare i campi andiamo al supermercato e la cosa sembra più facile. Ma cosa c’è di peggio di certi lavori ripetitivi, della necessità di rispettare i tempi e gli orari, di fare quello che il capo ci chiede, di dipendere da altri che non stimiamo, di cercare di guadagnare di più per avere una macchina nuova?

È stata fatta una ricerca sullo stress dei ferrovieri. Il ferroviere, un lavoro come un altro, pensiamo noi. Ma avere la responsabilità di far partire un treno, di farlo partire ed arrivare in orario, di stare al posto giusto al momento giusto, ecc.. non è così riposante! Il libro che descrive questa ricerca è intitolato “Un treno carico di stress”. E potremmo elencarne decine e decine di questi lavori. È la modernità bellezza!

Per inciso non voglio affermare che sia meglio tornare al tempo dei cacciatori e dei raccoglitori! Voglio solo affermare che l’evoluzione lavora incessantemente per moltiplicare la specie, ma spesso non lavora per renderla più felice. A ciò magari bobbiamo supplire noi!

Mi sembra che l’argomento stress si possa dividere in due parti. Il contesto e la personalità.

Il contesto è la vita che facciamo, il lavoro che facciamo, le responsabilità che abbiamo, la necessità di far fronte a una grande quantità di chiamate, di obblighi, di necessità, eccetera.

La personalità riguarda come è fatto ognuno di noi. È chiaro che ci sono persone più sensibili allo stress e all’ansia ed altre più tranquille. È chiaro che quelli più sensibili che fanno un lavoro difficile hanno dei bei problemi e devono cercare un meccanismo di controllo di questa moderna malattia, altrimenti potrebbero crollare.

Ovviamente le due cose, il contesto e la personalità, rischiano di sommarsi negativamente e portarci a vivere difficoltà molto serie.

Ma ciò su cui possiamo lavorare è la personalità piuttosto che il contesto. Certo potremmo dire: se il lavoro che fai non ti piace lascialo! E in qualche caso questo è un consiglio da seguire. Ma in sé non esistono contesti da ritenersi responsabili in maniera esclusiva dell’enorme sensazione di stress che a volte proviamo. Se così fosse tutte le persone impiegate in un certo contesto dovrebbero provare le stesse sensazioni e magari dovrebbero tutte lasciare il lavoro. Ma così non è, né potrebbe essere. Quindi il problema essenziale sta nella sensibilità personale allo stress. Il contesto spesso non si può cambiare. Non si possono abolire le ferrovie!

Ma la personalità la si può migliorare.

Sullo stress lavorano centinaia di scuole di psicologia; c’è un’enorme quantità di esperti che pensano di poter migliorare le nostre reazioni ai problemi della vita. Negli ultimi tempi inoltre sono stati condotti molti studi perché si sono accumulati alcuni contesti stressogeni che non conoscevamo da molti anni, come il Covid e la guerra.

La guerra è il contesto più terribile di tutti. Essa influenza negativamente la personalità di tutti, ma soprattutto dei soldati che la fanno, i soldati che uccidono e possono essere uccisi. E uccidere non è meno terribile che l’essere uccisi.

Molti studi sono stati prodotti per cercare di curare lo stress postraumatico prodotto dalla guerra sugli ex soldati. E ciò ha fatto avanzare la nostra conoscenza del fenomeno.

Per tale motivo noi continuiamo a proporvi conoscenze ed opportunità allo scopo di migliorare le sensazioni della nostra vita. Qualora il problema fosse di una certa serietà è assolutamente importante consultare specialisti, e ce ne sono tanti, allo scopo di intervenire seriamente su questa difficoltà che rende spesso la nostra vita terribilmente affannosa. Ma come sempre noi ci rivolgiamo alle persone “normalmente” stressate.

Oggi ci sono molte possibilità di controllare il fenomeno. Cerchiamole insieme.

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